Un carcere affollato è incivile

Dalla rubrica di Panorama “Houston, c’è un problema”

Penso che il grado di civiltà di un paese si giudichi anche dal modo in cui vengono trattati i detenuti. L’inarrestabile aumento della popolazione carceraria, composta per la maggior parte da tossicodipendenti ed extracomunitari, viene indicato come il fattore principale del peggioramento delle condizioni di vita delle persone private della libertà personale, costrette in spazi limitati, con inadeguata assistenza.

Il carcere è divenuto sempre più un sistema di controllo e di interdizione della persona umana, una sorta di contenitore sociale di povertà ed emarginazione. E da quando il ddl ex Cirielli è divenuto legge dello Stato, il pericolo di un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti esiste davvero a causa della sterzata repressiva nella esecuzione della pena, togliendo i benefici ai detenuti recidivi che sono circa l’80 per cento, anziché consolidare i percorsi di reinserimento nella società.

Una legge che ha fatto fare alla coscienza civile e politica del nostro Paese un terribile passo indietro, con la creazione per i cittadini di un falso senso di sicurezza che sì spera dì garantire con una norma basata sul principio della tolleranza zero. Una norma devastante per l’articolo 27 della Costituzione, che attribuisce alla pena una funzione rieducativa, tale da consentire il reinserimento del detenuto con la finalità di impedirgli, tornato in libertà, dì commettere nuovamente reati. Non c’è legalità in assenza di diritti.

05 gennaio 2006 – Luca Coscioni

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