Il Satyagraha del 2001 mi sembra così lontano! Eppure non è passato poi così tanto tempo. In quei giorni emozionanti e duri trascorsi a Milano con Maria Antonietta, Antonella e Gaetano Dentamaro, il mio pensiero era costantemente rivolto ad Emma e a Massimo Finoia. Emma era in pieno sciopero della sete e Massimo aveva sospeso per un giorno l’assunzione di morfina della sua terapia del dolore. Purtroppo erano solamente i bollettini medici sulle condizioni di salute di Emma ad essere pubblicizzati e oggetto d’intervista e non quelli sui temi radicali e sulla situazione d’assenza d’informazione e d’illegalità in cui si stava svolgendo la campagna elettorale. Biagi, Costanzo, Santoro e Vespa avevano già fatto molto per manipolare e distorcere l’informazione; e anche quel fine pensatore che è Celentano avrebbe detto la sua di lì a poco sull’eutanasia, lo sfruttamento dei malati e altre “cosette” da poco che riguardavano “stranamente” e chiaramente in negativo proprio i temi della nostra campagna elettorale. Costanzo mi aveva accolto con grande imbarazzo e cortesia ad una tribuna di Canale 5. Una persona malata come me, inerme, muta, debole, non si era mai vista al Maurizio Costanzo Show. E molto difficilmente la si rivedrà. Fausto Bertinotti, prima di cominciare la registrazione, mi aveva detto, avvicinandosi signorilmente: “ha tutta la mia solidarietà!”. Maroni sembrava schifato, o forse più semplicemente annoiato. Non so se: dalla trasmissione; dal negro che aveva di fronte; dal disabile alla sua sinistra. Gli altri invece mi parevano tutti a loro agio. Santoro a Raggio Verde mi aveva “silenziato” il computer portatile ed impedito di fare il mio terzo ed ultimo intervento preventivamente concordato. Vespa si era rifiutato di ospitarmi, “voleva” infatti Emma, o meglio che Emma non partecipasse, se non in un collegamento di telemedicina. Biagi nemmeno si era posto la domanda: chi è questo Coscioni e che cosa vuole? Oppure se l’era posta ed aveva concluso che un malato doveva fare il malato. Punto e basta. Farsi assistere da un’associazione di volontariato cattolica, trarre forza e voglia di vivere dalla fede e dalla preghiera… La lotta politica proprio no, con i radicali poi: la strumentalizzazione non era una possibilità, ma una certezza. Costanzo al termine della trasmissione mi aveva chiesto come mi ero trovato: radicalmente adeguato nella mia radicale inadeguatezza. Santoro, il teppista Santoro, mi aveva proposto riparazione del silenzio al quale mi aveva ridotto con un invito ad altra puntata di Raggio Verde. La proposta del professionista del teppismo televisivo mi aveva fatto sorridere. In ogni caso la fossa dei “leoni” di Costanzo e la tavola rotonda di Santoro non avevano certamente consentito di mettere in moto un dibattito adeguato sul tema della libertà di ricerca scientifica. Ho così praticato la non violenza gandhiana al fianco di Emma, Massimo e centinaia di compagne e compagni radicali. Ho provato paura per Emma, Massimo e me. E non me ne vergogno. La stessa paura che alcuni mesi dopo avrei riprovato per Marco durante il suo sciopero della sete. Ed è proprio vero che non esiste coraggio senza paura, che il coraggio senza paura è follia. Il coraggio è tale con la consapevolezza della propria forza e determinazione, ma anche dei propri limiti e delle proprie inadeguatezze. Ho così avuto il grande privilegio di vedere Gandhi e la prassi della non violenza in Emma e Massimo. Sono doni preziosi, diamanti, sorrisi e lacrime che risplendono nell’intimo delle nostre coscienze e conoscenze. Il Satyagraha del 2001 ha visto nel 2002 il passaggio del testimone da Emma a Marco. La non violenza gandhiana e radicale è una fiaccola che la tempesta non riesce a spegnere.
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