Care compagne, cari compagni, cari amici, intervengo telefonicamente da Orvieto.
E’ Piergiorgio Welby a darmi lo spunto per iniziare questo mio intervento. Chi è Piergiorgio Welby?
E’ un malato, come me e come tantissimi altri in Italia e nel mondo. L’ho conosciuto in Internet perché ha aperto uno spazio di discussione nel forum dei radicali italiani che si chiama “eutanasia”.
Era il primo maggio di quest’anno e Piergiorgio spiegava che voleva non tanto morire quanto avere la possibilità, se e quando lo avesse deciso, di porre fine alla propria vita. Di realizzare cioè quel che è consentito a chi sia nelle condizioni fisiche di farlo; “dobbiamo continuamente imparare – diceva – che morire è anche un processo di apprendimento, e non è solo il cadere in uno stato di incoscienza”. Mi permetto di aggiungere che il diritto al suicidio, chiaramente cruento e doloroso, è riconosciuto anche dai cattolici alla Rocco Buttiglione. La dolce morte quella no: è necessario soffrire sino alla fine per poter espiare colpe e peccati.
Altro elemento per me importante, è che Piergiorgio dimostrava di contare sulla forza della legge e del diritto e si rammaricava che una legge sull’eutanasia in Italia non esisteva. Il problema posto, come sappiamo, si può risolvere e si risolve in Italia; all’italiana. Così è stato per il divorzio e per l’aborto prima dei referendum, così è per l’eutanasia.
Di lì a un mese Piergiorgio si è iscritto a Radicali Italiani perché ha scoperto che c’è chi quella legge vuole ottenere con lui. Oggi è in lotta con altri online, il suo thread ha raggiunto quasi 3.000 interventi e ne ha aperto un altro dal titolo “liberate il poeta che è in voi” che registra quasi 700 interventi dei naviganti. Piergiorgio, distrofico terminale – così si definisce – è alla guida di una zattera verso la libertà: di giorno in giorno salgono con il mare più o meno burrascoso coloro che hanno fiducia in lui per salvarsi. O più semplicemente per navigare seguendo la sua rotta. Può sembrarvi facile, ma in quello che fa Piergiorgio non c’è niente di virtuale. Il ragazzo è più che mai vivo, più che mai in carne ed ossa, reale: tanto che riesce anche a farci provare il prurito di una zanzara che durante una notte lo punge sul polpaccio e siamo tutti lì a maledirla perché lui non può grattarsi! O schiacciarla. Del resto siamo non violenti e non pacifisti. Finalmente poi, anche Bono degli u 2 ha riconosciuto, ad un anno di distanza dall’11 settembre, di non riconoscersi più nel pacifismo. Si tratta di una notizia da costume e società, ma ho voluto riportarla per alleggerire questo mio intervento.
Il cinque ottobre alle 19 e 31, il nostro zatterista spara nel suo thread sull’eutanasia queste parole che non sono le sue, ma del Professor Michael S Gassaniga, direttore del centro di neuroscienze del Darmouth college di Hannover e membro del Comitato di Bioetica istituito da Bush: “Inizialmente è blastocisti, un ammasso di solo 14 cellule senza un sistema nervoso, senza un cervello. Utilizzare le cellule staminali embrionali è la stessa cosa che utilizzare cellule di persona morta.”
La pensano allo stesso modo – afferma Piergiorgio – la Montalcini, Dulbecco, Veronesi. Tutto bene allora, si dice, ecco affacciarsi una speranza per centinaia di milioni di malati. No, niente da fare, nel Parlamento italiano prevale la tesi del signor Sgreccia: “l’ablazione della massa cellulare interna della blastocisti, che lede gravemente e irreparabilmente l’embrione umano, troncandone lo sviluppo, è un atto gravemente immorale e, quindi, gravemente illecito”. Ma , il signor Sgreccia non è un Nobel, non è un ricercatore, non è uno scienziato, è un Monsignore, uno dei tanti. La sua verità rivelata deve divenire legge non solo in Italia ma in tutto il mondo. Deve riguardare i 10 milioni di italiani che possono trarre beneficio secondo il premio Nobel Dulbecco dalla ricerca sulle cellule staminali embrionali e la clonazione terapeutica mediante trasferimento nucleare, tanto quanto centinaia di milioni di persone che popolano il pianeta.
Se n’è accorto anche Cristopher Reeve del potere del Vaticano, cioè di questa monarchia assoluta, l’unica ancora resistente in Europa. Stato del Vaticano: zero virgola quarantaquattro chilometri quadrati, ottocentonovanta abitanti secondo il censimento del 2001.
Il famoso attore americano, immobilizzato su una sedia a rotelle per una caduta da cavallo, ha dichiarato a El mundo che è colpa di Bush e della Chiesa se la sua cura è così in ritardo (contava infatti di stare in piedi proprio in questo periodo). “Non avrei mai potuto immaginare – ha detto arrabbiato e deluso alcuni giorni fa- che la politica potesse tanto influenzare la scienza”. Secondo noi radicali italiani e transnazionali, la politica degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, con la sola eccezione della Gran Bretagna, è del tutto incapace di garantire la libertà di ricerca scientifica.
Prevedo che Superman Cristopher Reeve, il maratoneta Luca Coscioni e lo zatterista Piergiorgio Welby, avranno molto da fare nei prossimi giorni; e né io, né Welby possiamo limitarci a quel che avviene in Italia; così come Reeve (e Nancy Reagan) sembrano aver compreso che lo zampino insidioso e velenoso di monsignori, cardinali e papi arriva a minare anche la libertà che fino a questo momento ha contraddistinto la ricerca scientifica statunitense. Abbiamo di fronte una Al-Qaeda insomma, che con la sua forza oscurantista trafigge e distrugge le speranze di guarigione e di vita di milioni di esseri umani.
La legge sulla fecondazione medicalmente assistita licenziata dalla Camera e in discussione al Senato è all’altezza di altri obbrobri normativi italiani. Volete sapere cosa dice l’articolo uno che la inquadra ed ispira tutta la legge?
“Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito” Certo, c’è di peggio, volete sapere come ha concepito – è il caso di dirlo – il simpatico Pedrizzi l’articolo uno? “La Repubblica tutela la persona umana fin dal momento della fecondazione e cioè fin dalla penetrazione dello spermatozoo nella cellula uovo, e garantisce la dignità della procreazione”. Ecco la Repubblica, lo Stato, che sta proprio lì baldanzosa e presente a tutelare la persona umana – così è scritto! – nel momento in cui lo spermatozoo penetra la cellula uovo, per garantire la dignità della procreazione!
Tornando alla proposta seria, si fa per dire, il concepito è dunque uno dei soggetti coinvolti nella fecondazione medicalmente assistita.
Lo Stato, lo Stato: fino a qualche tempo fa noi, i soliti esagerati radicali dicevamo che lo Stato voleva intrufolarsi fin sotto le lenzuola delle nostre stanze da letto, ma oggi possiamo constatare che siamo ormai troppo moderati e superati. Altro che sotto le lenzuola! Qui siamo allo Stato dentro i nostri corpi, persino nei rapporti che consideriamo più intimi.
I senatori presto discuteranno e voteranno il disegno di legge 1514 sulla procreazione medicalmente assistita. Il Capo terzo della legge ha un titolo evocativo: DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA TUTELA DEL NASCITURO. In realtà, le disposizioni in questione non trovano chiaramente posto nel disegno di legge. L’articolo 8 sullo stato giuridico del nato infatti si affretta a precisare che: I nati a seguito dell’applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita hanno lo stato di figli legittimi o di figli riconosciuti della coppia che ha espresso la volontà di ricorrere alle tecniche medesime. Il capo terzo del disegno di legge dovrebbe essere eliminato, oppure sostituito con un altro capo: DISPOSIZIONI CONCERNENTI LA TUTELA DEL NATO. Capo terzo, o non capo, il disegno di legge 1514 è profondamente illiberale, segna un deciso sconfinamento delle convinzioni religiose nella sfera politica, e rappresenta una norma proibizionista. 4 sono infatti i divieti che impone: il divieto della fecondazione eterologa, il divieto di produrre più di 3 embrioni per ogni tentativo di fecondazione assistita, il divieto di clonazione terapeutica, il divieto di sperimentazione sugli embrioni soprannumerari. Concludo, osservando che, con il disegno di legge 1514, viene inferto il colpo di grazia alla libertà di scienza, in Italia. Comunque, come radicali italiani, non gireremo in tondo, ma da qui proseguiremo incrollabili, ostinati, per impedire il massacro dei diritti, dei nostri corpi, alcuni dei quali inermi, ma non certamente inerti.
Lo Stato, sempre secondo legge, cercherà in tutti i modi di sconsigliarci prima di ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita: occorrerà dimostrare – certificati medici alla mano – che proprio non c’è altra strada. Lo stato, con tutto il suo apparato, cercherà anche di convincerci che forse è meglio adottare o chiedere in affidamento un bambino, salvo poi non fare alcunché per rendere veramente possibile questo atto d’amore e di responsabilità che è l’adozione. Sempre lo Stato farà grandi campagne per rimuovere le cause dell’infertilità e ci metterà in guardia rispetto a tutti i pericoli che corriamo. Quando sarà il momento – sempre se rientriamo nelle categorie previste e se proprio siamo così cocciuti da voler ricorrere alla fecondazione medicalmente assistita, sarà il caso che ci pensiamo su non meno di sette giorni.
Ma, il divieto più assurdo è quello della clonazione terapeutica. Mi permetto umilmente di ricordare che il trasferimento nucleare cellulare era stato votato in seno alla Commissione Dulbecco dal Ministro Sirchia, che allora era assessore al Comune di Milano, e dal Monsignore Ersilio Tonini.
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