Intervista a Marco Pannella
Fu molto colpito dall’esclusione dal Comitato di bioetica voluta dal governo Berlusconi”. Marco Pannella dà in diretta la notizia della morte di Luca Coscioni agli ascoltatori di “Radio Radicale” e va oltre alla mera cronaca. Dopo la frase «mezz’ora fa si è spento Luca. Gli è mancata la possibilità di respirare è accaduto quel che si poteva prevedere», Pannella aggiunge: «Luca era un leader perché era in prima linea. Era in prima linea ed è caduto. Direi che è stato ammazzato anche dalla qualità di questo paese, della sua oligarchia, che lo corrompe e lo distrugge». Parole dure, durissime, rilanciate dalle agenzie e dai telegiornali.
Che cosa non ha fatto questo paese per Luca Coscioni? «Innanzitutto devo dire che lui è stato molto colpito dall’esclusione dal Comitato nazionale di bioetica voluta dal governo Berlusconi. Non eravamo solo noi a volerlo. Fu escluso nonostante fosse riuscito a muovere e commuovere tante persone: scienziati, ricercatori, professori. Aveva l’appoggio di 100 premi Nobel, c’era un appello firmato da mille tra professori e scienziati, e decine di migliaia di persone lo hanno sostenuto con parole, denaro, opere, idee e speranze. Per lui fu un dolore, perché era convinto di dare un contributo importante». In quali altri ambiti non gli fu permesso di dare il suo contributo? Fu censurato anche a livello politico. Continuamente censurato. Non gli fu permesso di intervenire nella vita politica italiana.
Come la prese Luca? L’anno scorso per le elezioni regionali il centrosinistra rifiutò l’accordo con noi nonostante i ds fecero molto, Chiti non ci dormiva per cercare di superare il blocco… Ma Castagnetti e Prodi bloccarono tutto solo perché le liste dei radicali portavano il nome di Luca… Questi continui “rifiuti”, però, sembravano renderlo più forte… «Cocciuto com’era… Aveva deciso di fare da cavia, a Torino sperimentò l’autotrapianto di cellule staminali. Continuò a mettere tutto se stesso per la lotta di libertà di cura attiva e passiva e per la ricerca scientifica. Si batté per il referendum che doveva abolire la legge 40… E lì arrivò un’altra sconfitta. «Non si lasciò certo prendere dallo scoramento. Non era il tipo. Ricordo che il sabato successivo al mancato quorum del referendum convocammo tutti e rilanciammo. Decidemmo allora di creare la “Rosa nel pugno”, con la fusione dei Socialisti Democratici Italiani, Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni e la Federazione dei Giovani Socialisti». E alle prossime elezioni Luca Coscioni sarebbe stato il capolista della “Rosa nel pugno”? «Sì, avevamo deciso cosi. Ma nelle nostre liste ci saranno altri cittadini malati. E anche 40 scienziati ci hanno garantito la loro adesione. Noi andiamo avanti perché Luca ci ha lasciato la forza della speranza e c’è una lotta che ci aspetta».
21 febbraio 2006 – Massimo Filipponi
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