- Data: 03 giugno 2001
- Luogo: Roma - Hotel Ergife
- Fonte: Radio Radicale
03 giugno 2001 – Roma: Luca Coscioni interviene all’interno di un comitato di Radicali Italiani rivolgendosi agli elettori che lo hanno sostenuto. In particolare si parla del mancato sviluppo della ricerca scientifica in Italia.
Luca Coscioni interviene sui temi legati alla politica italiana nei riguardi delle cellule staminali e del mancato sviluppo da un punto di vista economico della ricerca scientifica, durante il Comitato di Radicali Italiani. In particolare si rivolge agli elettori che hanno sostenuto la Lista Bonino.
INTERVENTO DI LUCA:
Cari compagni,
desidero innanzitutto ringraziare gli 838.887 cittadini italiani che lo scorso 13 maggio hanno votato la lista Emma Bonino. Tra questi, Anna Maria Urban Rigo mi scriveva all’indomani della sconfitta elettorale il seguente messaggio di posta elettronica, che ho già avuto modo di leggere alla direzione e che desidero leggere in questa occasione:
Caro Luca, non disperiamoci, non possono dimenticarci. Sono riuscita a votare fra mille difficoltà. Il giardino era bellissimo, per uscire ci devo passare in mezzo. Mi sono commossa, il piccolo prato era tempestato da mille margherite, l’albero del melo lo ricordavo piccolo, i rami mi sfioravano il viso. Non possiamo rinunciare a tutto. Le bellezze della natura sono tanto trascurate quando siamo in salute. Al seggio mi hanno portato con la carrozzina munita di respiratore. La giornata era bellissima, un leggero venticello mi accarezzava il viso. Ho scritto a Berlusconi, per quello che potrà servire, parlandogli direttamente dell’importanza della clonazione terapeutica. Chissà. Ti penso sempre. Andiamo avanti così”. Questo mi scriveva Anna Maria ed è stato il pugno nello stomaco che mi ha risvegliato dallo stato di torpore nel quale ero precipitato subito dopo la batosta elettorale. Quelle parole lievi erano in realtà pesanti come pietre. Di certo, Silvio Berlusconi, ma lo stesso sarebbe stato vero per Francesco Rutelli, non si dimenticherà di noi per una ragione molto semplice: ritenendo che la questione sollevata dai radicali riguardi le coscienze individuali, di fatto non si pone nemmeno il problema della nostra sofferenza. Per la prima volta poi, dopo 25 anni, i radicali erano stati cancellati dalle Istituzioni.
Comunque, anche io come Marco Pannella, ritengo che gli ultimi due anni abbiano notevolmente arricchito il patrimonio politico e culturale radicale di nuovi contenuti e di nuove risorse umane. Credo anche che i temi della battaglia radicale per la libertà della ricerca scientifica e, più in generale, per la libertà di Scienza e di Coscienza, potrebbero essere rilanciati a partire dal completamento della raccolta delle firme per le due proposte di legge di iniziativa popolare sulla clonazione terapeutica e sulla eutanasia.Tuttavia penso che il semplice rilancio delle due proposte di legge non sia sufficiente. Stavo riflettendo la scorsa notte sulla possibilità ed utilità di creare, ad esempio, un soggetto radicale del tipo “Nessuno Tocchi Caino” o “Non C’è Pace Senza Giustizia” che si interessi sistematicamente del tema della libertà di Scienza e di Coscienza. Si potrebbe chiamare “Libertà per la Ricerca Scientifica” o giù di lì. Anche se in lingua inglese suonerebbe meglio.
Comunque, la questione principale non è il nome. È del tutto evidente che si renderebbe necessario il coinvolgimento di persone malate, alla Coscioni, Colapinto, Zardetto per intenderci, e di ricercatori disposti a portare il loro contributo umano e professionale all’interno di questo nuovo soggetto. La prospettiva dovrebbe essere necessariamente transnazionale, dal momento che si tratta di argomenti di interesse e di portata mondiali.
La ricerca scientifica non è in pericolo solamente in Italia, ma anche negli Stati Uniti. Mi riferisco alla possibilità, tutt’altro che remota, che il Presidente degli Stati Uniti, come sembra, decida di fermare la ricerca sulle cellule staminali. Potremmo poi, ad esempio, tornando al nostro Paese, impostare una campagna politica attraverso la quale mobilitare le coppie proprietarie degli embrioni soprannumerari affinché li donino per finalità terapeutiche. A questo proposito, potremmo coinvolgere Pasquale Billotta, la cui clinica potrebbe mettere a disposizione gli embrioni donati ai centri di ricerca che ne facciano richiesta. Questa è una idea che potrebbe diventare progetto a breve termine. Anzi, dovrebbe diventarlo a brevissimo termine per prendere in contropiede il futuro nuovo Ministro della Sanità. Dalla nostra abbiamo le conclusioni di una Commissione prestigiosa come quella presieduta dal professor Renato Dulbecco e la raccomandazione dello stesso rapporto che indica in modo inequivocabile di utilizzare per finalità terapeutiche gli embrioni soprannumerari. Poi c’è un altro capitolo, quello della possibilità di creare nuovi embrioni sempre per finalità terapeutiche. Qui c’è l’opposizione della Commissione Dulbecco nella sua interezza. Però si tratta pur sempre di un capitolo fondamentale della nostra proposta di legge di iniziativa popolare sulla clonazione terapeutica, un capitolo che potrebbe alzare il livello di scontro in materia.
Queste parole in libertà non pretendono di essere esaustive. Hanno solo lo scopo di rilanciare la nostra azione politica, superando il dato elettorale che ci vede sconfitti, ma che non vede sconfitti i nostri temi. La battaglia radicale per la libertà di scienza continua al di fuori del Parlamento, ma continua. È solo uno dei fronti, delle frontiere, lungo i quali noi radicali siamo impe- gnati. Per il momento, il raccolto non è stato abbondante. Ma sono con Emma e con Marco nel dire che abbiamo seminato e nondissipato.Terminatalabattaglianavale,ledueportaereiele altre zattere si sono messe nella stessa scia, la rotta è quella di sempre: partitocrazia, illegalità, assenza di democrazia, concertazione, assassinio delle libertà individuali, non laicità dello Stato. La nostra rotta è diversa. Mentre gli altri navigano con il vento in poppa, sebbene siano dotati di potenti motori, noi radicali andiamo a vela e di bolina. È un’andatura impegnativa, difficile, ma è la sola che consenta di risalire, di cavalcare il mare. È la sola andatura che conduca verso quella terra che chiamiamo libertà, democrazia, crescita e sviluppo economici, progresso umano e scientifico. È dura andare di bolina. Marco ed Emma lo sanno bene. Come è dura, ce lo insegna questa volta il grande poeta libanese Gibran, essere profeti e precursori in mezzo ad una folla di sacerdoti. Il lievito della politica non ha raccolto i frutti sperati il 13 maggio 2001. Non per questo cessa di essere lievito. Continuiamo quindi ad essere lievito. Aggiustiamo la rotta e avanti di bolina!
Sul sito di Radio Radicale è possibile ascoltare l’audio integrale dell’evento
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