Essere malato e vivere la politica e la bioetica sulla propria pelle non è cosa facile. Politica, radicale, liberale, democratica che aspira a liberare l’uomo da soprusi, violenze e disuguaglianze mirando all’autonomia degli individui e all’affermazione dei loro diritti inalienabili per una coscienza della libertà e della dignità umana.
Perché la libertà e la dignità dell’uomo esistono laddove c’è autonomia e ricostituzione delle abilità e capacità di un essere umano – perse per una malattia invalidante o in seguito a un incidente – nel gestire la propria esistenza come vita.
Perciò ho sempre cercato di sottolineare, che esiste la ricerca scientifica, la bioetica in laboratorio e la bioetica e la ricerca sulla propria pelle, ma quest’ultima e’ troppo spesso dimenticata. Essere malato di sclerosi laterale amiotrofica vuol dire essere privato del bene più prezioso la libertà. Vuol dire perdere il senso del passato del quale rimangono vive la memoria e la coscienza della libertà. È la coscienza di averla vissuta che mi porta a lottare contro la malattia, la sofferenza, contro tutti i proibizionismi, a partire dalla ricerca sulle cellule staminali embrionali, all’ eutanasia e alla dignità della morte, alla terapia del dolore e all’uso della marijuana terapeutica solo per citarne alcuni.
Quella del proibizionismo è la vera e propria piaga illiberale, moralistica, dogmatica, fondamentalista, inumana. Posso dire che un Congresso Mondiale per la Libertà di Ricerca Scientifica non si renderebbe nemmeno necessario se solo la sfera delle convinzioni religiose non invadesse quella delle decisioni politiche. Le convinzioni religiose di una confessione si fondano su di una verità assoluta incontrovertibile. Ne consegue che questi principi non possono essere messi in discussione, prevalgono sulle convinzioni religiose di tutte le altre confessioni E chiaramente sull’approccio teorico, i principi e la prassi liberale. Cosa quest’ultima che si ripercuote negativamente sulle libertà individuali fondamentali, con gli sconfinamenti indebiti del potere religioso nella sfera politica.
È e sarà proprio il proibizionismo, come è accaduto in passato, ha seppellire molti corpi, dopo aver derubato loro, la dignità, la speranza, il futuro. Dobbiamo lanciare il messaggio di urgenza, quello della transnazionalizzazione della speranza, della libertà della scienza, quello del transpartitico valore della dignità umana, della eguale dignità di tutti gli individui. Un messaggio di tempi stretti che devono essere colti con quanta più prontezza possibile per respingere le offensive di tutti i fondamentalismi confessionali e di tutti gli apparati clericali nel mondo, sui temi della vita e della morte, contro lo Stato di diritto, contro la libertà delle coscienze, la laicità e la democrazia.
È la retorica dell’embrione e la sua strumentalizzazione, è la retorica della vita e quella della morte a fare demagogia politica, bassa, bassissima politica, di dominio e di potere, a volte tragicamente vincente facendo leva sulla paura e su sentimenti di colpa e di peccato. Vi saluto. Ho concluso.
10 novembre 2005 – Luca Coscioni
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