La legge 40 deI 2004 sulla procreazione medicalmente assistita sancisce il ritorno in Italia, ad una sorta di medioevo e di arretramento scientifico minando la speranza di moltissimi malati.
La legge 40 del 2004 è una legge integralista e fondamentalista, e con essa, si assiste ad un deciso e deprecabile ritorno alla prudenza democristiana, illiberale, illegale. Con questa legge, non le vite delle persone, dei deboli, di noi malati, delle coppie sterili, ma gli embrioni sono sacralizzati e ad essi, stanno per essere immolate la libertà e la vita. Dare corpo, dare mano, dare voce oggi per me, riacquista il suo immenso significato. Il fine ultimo della ricerca sugli embrioni non è certo l’eliminazione di ogni forma di diversità, ma il suo esatto contrario favorire la bio-diversità mediante una lotta sistematica, alle malattie responsabili di milioni di morti in tutto il mondo.
L’associazione Luca Coscioni lotta per impedire che i principi della laicità dello Stato e della libertà di ricerca siano ancora una volta bruciati sul rogo clericale da questi partiti politici. Si schiera a favore di una ricerca libera, dove l’etica della scienza sia definita da parametri laici e scientifici e non da parametri religiosi o conservatori.
Lo stato democratico nasce per garantire libertà e sicurezza ai cittadini, per consentire loro, fra le altre cose, di praticare il culto e le convinzioni che desiderano da questo deriva la sua legittimità. Uno stato democratico non può imporre convinzioni religiose o ideologiche. Come per altri diritti civili, la classe politica italiana è distante anni luce dalle opinioni dei cittadini. Quindi il referendum deve essere percorso, sarà percorso ed è percorribile con un coinvolgimento non solo delle donne cui la legge 40 del 2004 è diretta, ma di tutti i soggetti che considerano la possibilità di scegliere tra la vita e la morte fisica, psicologica, quotidiana. Per la fondamentale, necessaria costruzione di una vita possibile: sia essa quella di un figlio o quella che dà fiato reale alle speranze e ai desideri di milioni di malati…
La battaglia per la libertà di ricerca scientifica è, dunque una battaglia di laicità, non per un credo o per convinzioni puramente ideologiche, ma per garantire ad ogni individuo, ad ogni malato la possibilità di coltivare la speranza, riconoscendo in essa sempre i valori della dignità e libertà, di difendere la propria esistenza da chi vuoI far prevalere una morale facendola divenire la morale di tutti, attraverso il diritto, attraverso la norma giuridica.
L’Associazione che porta il mio nome, vuole che la condanna a morte di milioni di malati sia compresa e non confusa con il presagio ideologico che tale legge vuole evitare, cioè quello che per curare un uomo, se ne sopprime un altro. Questa è la falsa verità che legge numero 40 del 2004 vuoI far passare, cosi che tutti condannerebbero qualunque sperimentazione sugli embrioni. Credere nella libertà di scienza, nella ricerca scientifica non significa che ci consideriamo i supremi giudici dei valori di un individuo, ma semplicemente che non ci sentiamo autorizzati a impedirgli di perseguire scopi che non condividiamo, finché, ovviamente, non infranga la sfera egualmente protetta, dei diritti e dei valori altrui.
Quindi mi rivolgo, appellandomi, a tutte le forze politiche e sociali che hanno dichiarato e proclamato, i mali possibili di questa legge, affinché concretamente, possano mettersi a lavoro insieme, per abolirla; allora si che questa legge verrebbe abolita, perché non solo i sondaggi, ma anche l’esperienza del passato, come per altre lotte di diritti civili, come l’aborto e il divorzio, ci danno una popolazione italiana pronta a seguire l’impostazione Liberale, tra gli altri, su questo tema della libertà della ricerca scientifica
Quindi, se questa battaglia viene messa come questione centrale del lavoro politico, questa legge, o parte di essa, probabilmente ne uscirebbe abolita.
E se coloro che credono di essere i padroni del nostro destino, vogliono che tutti accolgano “il senso salvifico” della sofferenza, io voglio continuare a nutrire la speranza, a nutrirmi del mio stesso impegno, del vostro impegno, affinché i nostri comuni sforzi possano far luce in così tanto buio.
26 ottobre 2005 – Luca Coscioni
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