A Luca Coscioni,
Carissimo Luca, La mia mente ed il mio cuore, già turbati da quando Ti vidi, per la prima volta, sulla sedia a rotelle ed esprimevi, con i tuoi bellissimi occhi neri, la voglia di vivere e la richiesta di aiuto, oggi sono ancora più tristi per la Tua morte. Quegli occhi mi ricordavano quelli di mia madre, afflitta per ben 17 anni dal morbo di Parkinson, e l’impotenza dei medici e mia nel poterla aiutare. Come Cristo fu lasciato morire in croce per l’ignoranza ed i falsi pregiudizi dell’epoca così Tu, caro Luca, sei morto per gli stessi motivi, con l’aggravante che sono trascorsi oltre duemila anni e l’ignoranza dovrebbe essere stata debellata nei Paesi civili. Anche i pregiudizi e le remore morali, avanzate da chi si professa cristiano, ricordano la morte di un Cristo che aveva posto un solo comandamento al di sopra di tutti gli altri: “Amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”. L’amore cristiano obbliga il credente a far tutto quello che è possibile per aiutare un fratello e lo stesso Cristo, in più passi del Vangelo, ha invitato i suoi discepoli (e quindi noi tutti) a far funzionare la più grande dote concessa da Dio all’essere umano, l’intelletto. Chi non ricorda le sue parole: “E’ mai possibile che vi debba parlare sempre per parabole?”. In qualsiasi religione la sapienza è riconosciuta come indispensabile per qualsiasi credente. La sapienza è conoscenza e la conoscenza è un derivato della ricerca, quindi la sapienza è ricerca. Chi limita la ricerca conseguentemente limita la sapienza e chi limita la sapienza è un ipocrita ed ignorante e va contro i dettami della religione che professa. La ricerca porta alla verità e chi la soffoca non vuole che si cerchi la verità per timore che essa ridimensioni il potere acquisito. Ma la ricerca della verità è anche la ricerca di Dio dentro e fuori noi stessi. La conoscenza dell’essere umano oltre che a portarci verso il Dio vero è un tributo costante alla conoscenza dell’opera del Creatore. Per queste mie considerazioni ho aderito con entusiasmo alla costituzione dell’Associazione che porta il Tuo nome, alle tante iniziative promosse per la libertà della ricerca, al sit-in avanti al Senato, alla raccolta delle firme per i referendum, e, con il modesto contributo, alle Tue battaglie. Stai sicuro che la Tua morte non spegnerà nei nostri cuori l’impegno per questa battaglia di civiltà e progresso. E’ un impegno che mi assumo finché avrò un alito di vita. Rimani vivo, caro Luca, nel mio cuore e nella mia mente.
23 febbraio 2006 – Leone Massa
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