Luca Coscioni se n’è andato ieri mattina nella sua casa di Orvieto.
Il presidente del Partito Radicale e dell’Associazione che porta il suo nome è morto,s troncato dalla SLA, la sclerosi amiotrofica laterale. E’ toccato a Marco Pannella, molto commosso, interrompere alle 11,20 i programmi di “Radio Radicale” per dire che Maria Antonietta, la moglie di Coscioni, l’aveva informato pochi minuti prima. “Mezz’ora fa”, ha detto il leader radicale, “si è spento Luca. Gli è mancata la possibilità di respirare, è accaduto quel che si poteva prevedere”. Luca Coscioni aveva 39 anni e da 10 lottava contro la malattia neurodegenerativa che lo aveva progressivamente immobilizzato. Un impedimento che non l’ha fermato nella sua battaglia per la libertà di ricerca scientifica, il diritto all’assistenza personale autogestita, l’affermazione dei diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili.
Nonostante le avversità e la contrarietà di buona parte del mondo politico. Un impegno tenace e costante fino alle ultime ore. Ha fatto in tempo, infatti, a scrivere un messaggio per la Prima conferenza organizzativa sulla SLA che si apre oggi a Roma. “Non mi sento libero. Non sono libero”, ha scritto. Perché l’Italia è ancora un paese dove le persone disabili sono ancora oggetto di “pregiudizio, dove i rapporti civili e sociali, il rispetto della dignità umana, le libertà individuali non sono ancora garantiti”. Secondo Coscioni, “è un problema la libertà degli individui che va di pari passo con la responsabilità perché in un paese democratico non può esserci libertà senza responsabilità”. Ma l’Italia, ha spiegato, è un paese dove “è proprio la democrazia ad essere messa in discussione”. Perché “l’acquisizione del sapere e della ricerca – risorsa inesauribile per la sopravvivenza dell’umanità, è negata ad essa”. Anche per questo Pannella ha commentato a caldo: “Luca era un leader perché era in prima linea. In qualche misura è naturale quello che è accaduto. Luca è caduto, era in prima linea, e direi che è stato ammazzato anche dalla qualità di questo paese, della sua oligarchia, che lo corrompe e lo distrugge”.
Emma Bonino intanto, diceva che “luca è diventato, sempre di più, con la sua forza, la sua determinazione, l’uomo radicale, che agisce per profonda convinzione e non per mera convenienza”. Meriti che gli vengono riconosciuti da tutti. A partire dagli avversari centristi, Casini e Rutelli in testa, i grandi rivali nel referendum sulla procreazione. D’Alema assicura che “continueremo a ricordarlo e ad impegnarci nelle battaglie che egli ha condotto”. Pannella, però, di fronte al diluvio di dichiarazioni di stima e di affetto per Coscioni, addolcisce nel pomeriggio il suo giudizio. Ancor più commosso, dice che quelle che legge “non sono dichiarazioni di maniera”. Quasi si meraviglia di sentir definire Coscioni “esempio straordinario, coraggio, amore per la vita, generosità. Ma Pannella non dimentica. Legge in quelle parole anche la “schizofrenia” del mondo politico. Oggi, per esempio, Prodi e Berlusconi si addolorano. Ma ieri Coscioni era stato rifiutato dall’Unione alle regionali e il Cavaliere aveva detto no alla sua presenza nel comitato di bioetica. “Un radicale morto è un radicale prezioso”, conclude amaro Pannella. Oggi pomeriggio i funerali a Orvieto.
21 febbraio – Silvio Buzzanca
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