Spenti i riflettori sul suo sciopero delle medicine, nessuno si occupa più del radicale coraggioso. Ma lui non si arrende, e prepara la rivincita utilizzando internet.
MILANO – Un mese fa, era tempo di elezioni, Luca Coscioni era riuscito a far parlare di se, vincendo la coalizzata resistenza dei guelfi e ghibellini di allora. Discordi a parole quasi in tutto e solamente concordi su un punto: le elezioni erano “cosa loro” e gli altri concorrenti non dovevano esistere. Coscioni ottenne di sforare il silenzio con la sua voce aspra e metallica di sintetizzatore, e la sua immagine apparve come una bestemmia radicale sui teleschermi, nelle ore di minima audience e travisata; lui voleva apparire per quello che era, il leader di un movimento politico che aspirava a sedere in Parlamento: e i media lo facevano apparire come un malato di riguardo, una specie di portavoce di ammorbati. Comunque apparve, comunque lo stridio della sua voce turbò qualche coscienza: e ottenne di essere ricevuto da Ciampi, ebbe la visita del ministro buono, il Veronesi; ed ebbe anche, ma di questo i media preferirono tacere, l’appoggio di cinquanta premi Nobel: e un messaggio di uno scrittore comunista, Saramago, che per lui scovò parole da cristiano e in lui vide una specie di laicissimo Messia.
Tutto questo accadeva un mese fa, di tutto questo fu notizia nonostante la congiura del silenzio. Poi. passate le elezioni e riacquistato da parte dei vincitori e dei perdenti di riguardo, il diritto a fare dei mass media quegli strofinacci d’inchiostro e di tettone che tutti conosciamo, anche Luca Coscioni scomparve. A conti fatti aveva ottenuto, con Emma Bonino. quasi un milione di voti: non gli erano bastati per andare in Parlamento, ma dovevano bastare. Santo Iddio, perché si parlasse di lui almeno la decima parte di quanto si parlava e si parla di D’Antoni e di Di Pietro e di Gianni De Michelis, con rispetto parlando. Invece silenzio, silenzio d’ordinanza. Il viale del tramonto Spente le luci dei riflettori, che invero per lui furono accese poco e tardi, Luca Coscioni si dovrebbe avviare, come una Gloria Swanson radicale, su qualche viottolo del tramonto. Lui, a 33 anni.
Allora sono andato a scovarlo, lui che non si è mai celato in alcun covo: e a restituirgli la voce, nuda. cruda e sintetizzata. Viaggio in casa di un leader che si volle sconfitto e che si vuole scomparso dalla scena. Luca non è cambiato molto, dal tempo in cui, se così vogliamo dire per tranquillizzarci la coscienza, fu sotto la luce dei riflettori. Sta sempre bloccato nel suo male che qualcuno ha deciso non si debba curare, e ci fa da interprete preziosa Maria Antonietta, che gli legge le frasi sulle labbra. Il suo primo pensiero è per un compagno della battaglia radicale. candidato al Senato, e morto qualche giorno fa: si chiamava Massimo Finoia, ma ne cerchereste invano notizie sui giornali che contano e che cantano: anche se è stato preside all’Università di Roma Tre. e dunque qualche piccolo necrologio gli accademici glielo potevano riservare; anche se è morto da cattolico credente. e dunque ti saresti aspettato quattro righe sull’Avvenire. Nada de nada. Meglio non nominare i radicali. Danno fastidio anche da morti in questa democrazia poco perfetta. Domando a Luca Coscioni che succede nel mondo radicale: anche perché uno strano silenzio ingombra in questi giorni la loquacissima radio radicale; un silenzio interrotto dalla notizia altrove inaudita dell’arresto in Vietnam del segretario del partito radicale transanazionale, reo di avere difeso un buddista imprigionato per via che vuole essere buddista. Luca mi risponde che il comitato dei radicali (di cui è presidente) ha deciso, subito dopo le elezioni. una manifestazione pensierosa che si chiama “il comitato lungo un mese”: e allo scader del mese, giusto il 12 luglio, i radicali si troveranno insieme all’Hotel Ergife per fare il punto della situazione. Muovere il mondo con un dito Intanto. durante questo mese di riflessione, la vita del movimento radicale si svolge anche via Internet. Un affollarsi di messaggi. proposte, critiche e critiche delle critiche. Ed il centro propulsore è anche e soprattutto il computer portatile di Luca Coscioni. adattato alle sue esigenze di persona che muove soltanto un dito e con quel dito muove la posta elettronica e muove i militanti delusi e tiene in vita il Movimento.
La sconfitta del 13 maggio è stata una sconfitta cocente: ma non basta una sconfitta a piegare la voglia radicale di far politica alla maniera radicale. Certo, mi fa dire Luca Coscioni, il fatto di non avere neppure un seggio in Parlamento (ed è la prima volta che succede, dopo un venticinquennio di presenza fastidiosa e pungente) rende tutto più difficile: ma non essendo i radicali avvezzi alle poltrone e alle prebende, la battaglia va avanti. Il come e il quando sarà deciso al Comitato di metà luglio: per ora non si rilasciano anticipi o veline: i radicali, quando riflettono su se stessi non accettano di essere riflessi. Morte all’italiana. Qualche anticipazione, comunque, è lecita. A partire dal mese di settembre verrà avviata la raccolta di firme per due proposte di legge di iniziativa popolare: la prima relativa alla clonazione terapeutica, la seconda tocca un tema scottante. l’eutanasia, la dolce morte che clandestina atroce dilaga come una forma di morte all’italiana. Una cosa è discettarne in accademie, una cosa è chiedere alla gente di far passare una proposta di legge: non usa queste parole. Luca Coscioni, ma il concetto è proprio questo: mettere la dolce morte con i piedi per terra, e costringere il popolo italiano a confrontarsi con essa. Coscioni è pienamente convinto che maggioranza e opposizione non hanno la volontà di mettere in campo questi temi, brucianti e trasversali; spetta dunque ai radicali farsi avanti, come ai tempi del divorzio e dell’aborto, e togliere le castagne bollenti dal fuoco. Non importa se poi qualcuno vorrà appropriarsi di una eventuale vittoria. e chiamar sua una legge che non ha il coraggio di dibattere in Parlamento: di questi scippi è fatta, anche, la storia radicale. Chiedo a Coscioni qualche giudizio sul nuovo governo. Per quello che lo riguarda da vicino, pensa che il neo ministro della Sanità non sarà tenero con la battaglia radicale per la ricerca sulle cellule staminali ricavabili dagli embrioni in soprannumero. In fin dei conti Sirchia fece parte della Commissione Dulbecco, che decise per la liceità di quel tipo di ricerca: ma Sirchia faceva parte, guarda caso, della minoranza: vittoriosa: quella che all’ombra del Cardinal Ruini fece appassire la maggioranza permissiva. Tipi svegli per l’Europa Ancora. Apprendo da Coscioni che i radicali stanno riprendendo il tema del partito radicale transnazionale: anche perché, spazzati via dal Parlamento Italiano, sono presenti ancora in quello europeo, con tipi che non dormono, tanto per fate nomi Emma Bonino: e se in Italia i grandi temi vengono sapientemente celati. in sede europea è in funzione una Commissione che si occupa alla i grande di bioetica, che ha raccolto il parere anche di Luca, e che darà luogo entro quest’anno ad una Risoluzione sulla clonazione terapeutica. E si programma un congresso radicale antimilitarista e contro la guerra di Cecenia: avrà luogo a Mosca e sarà presieduto dal leader radicale Nikolai Krahmov. Mi guardo intorno, mentre Luca Coscioni spazia su questi temi, e la moglie mi traduce le sue frasi: una stanza non grande, un computer portatile su un tavolo moderno, la poltrona di Luca, qualche foto di quando fece la maratona in quel di Carpi, sognando la maratona di New York. Si fa fatica a pensare che da questa stanza dentro il grembo di Orvieto si muova la speranza radicale, e la rabbia, e la voglia di sopravvivere alla sconfitta. Già, la sconfitta: Luca è perentorio, sul tema.
La congiura cominciò dopo la vittoria inattesa alle elezioni europee del 13 giugno ’99: una vittoria che mise in allarme i dicitori di parole e i facitori del poco o nulla; i quali, in disaccordo su tutto, strinsero un patto chiaro per amicizia lunga e tormentata: i radicali spariscano, prima che il loro seme laico e liberale possa attecchire. E pacta sunt serbanda. I radicali non disturberanno la quiete olimpica delle novelle camere. I giochi sono fatti? Mentre saluto Luca, gli leggo sulle labbra un sorriso ironico e dolce. Poi stringe le sue inutili labbra, e capisco che la battaglia radicale continua. Accidenti, se continua…
28 ottobre 2005 – Fausto Cerulli
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