Ciao Diane Pretty,
purtroppo sei morta proprio come non volevi, cioè soffocata, così come tutte le persone con sclerosi laterale amiotrofica. Anche la Corte europea dei diritti umani non ti ha riconosciuto il diritto di morire, quando e come avresti voluto. Sono con te, siamo con te e con chi ti ama. Spero tanto che gli anatemi dei sedicenti difensori della vita non vengano più scagliati contro chi, come te, vorrà ricorrere alla eutanasia. Girolamo Sirchia, Rocco Buttiglione e monsignor Elio Sgreccia, tre fra i molti integralisti cattolici, sono in realtà paladini del martirio e della morte, e non tengono conto di molte cose. La sclerosi laterale amiotrofica, malattia che mi ha colpito 7 anni fa, è una patologia forse curabile mediante le cellule staminali embrionali, contro le cui ricerche si sono scagliati i tre cavalieri dell’Apocalisse. Questa malattia terribile aveva reso la signora Pretty completamente paralizzata, muta, con una gravissima insufficienza respiratoria, che avrebbe potuto, in qualsiasi momento, provocarle la morte per soffocamento. Diane Pretty non poteva mangiare e per questo le era stato praticato un buco all’altezza dello stomaco. Le sue facoltà intellettuali così come le sue funzioni sessuali e sfinteriche erano intatte. Diane Pretty comunicava, così come me, grazie ad una tastiera vocale e si definiva uno spirito libero. Grazie a questa tastiera vocale aveva espresso la volontà di morire, con l’aiuto del marito e chiaramente non in modo cruento, ma dolce.
Il Ministro Sirchia ha dichiarato di non essere favorevole all’accanimento terapeutico. E ci mancherebbe altro! Tuttavia la dura, durissima scelta del suicidio assistito non ha niente a che fare con l’accanimento terapeutico. Così come l’eutanasia non ha nulla in comune con la terapia del dolore. Il Ministro Buttiglione ha invece disumanamente osservato che il diritto al suicidio esiste già. In altre parole la signora Pretty, quando mani e braccia le funzionavano ancora, avrebbe potuto tranquillamente, per Rocco Buttiglione, darsi fuoco. Un rogo sì, una morte dignitosa no. Buttiglione, contrario al divorzio, contrario all’aborto, contrario alla ricerca sulle cellule staminali, contrario alla eutanasia, è però favorevole ai roghi, al rogo di Diane Pretty, purché avvenga nella intimità delle mura domestiche, lontano dai riflettori, purché il dibattito ed il confronto politico non abbiano luogo. Infine, Elio Sgreccia e il Vaticano non avrebbero dovuto scagliare anatemi religiosi contro la signora Pretty. Prevalga, ora almeno, in chi si professa credente, il silenzio della preghiera.
13 maggio 2002 – Luca Coscioni
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