La mia più grande passione, devi saperlo, è la corsa di maratona. La misura aurea, secondo me, dell’atletica leggera. E, sempre per me, della vita.
Lungo quei 42 chilometri e 195 metri si nasce e si muore, si odia e si ama, si spera e si dispera, si piange e si ride. Certe volte mi domando cosa mi tenga in vita. È la maratona. È l’averla corsa che non mi fa mai chinare il capo. Sono nel fango, cado, mi rialzo e cado. Ma ogni volta che mi rimetto in piedi, per poi subito dopo ricadere, mi accorgo che il fango non mi si è attaccato addosso. Sono pulito, devo esserlo. Con la clonazione terapeutica sarà possibile curare 10 milioni di persone nel nostro paese. È questa la portata della battaglia radicale per la libertà di scienza. Nel darle corpo e voce, pensavo che il maratoneta che non può più correre la corsa di maratona mi avesse abbandonato, invece è ancora in me, è me.
Estratto da “Quello che non mi fa mai chinare il capo” (Lettera a Gavino Sanna) – 27 Gennaio 2001.