Forse il sostegno di un semplice scrittore come me stonerà un poco, o anche troppo, nella lista delle personalità scientifiche che, con i loro nomi e il loro prestigio, suggellano le affermazioni rese da Luca Coscioni in quella sua lettera del 20 marzo (…) Attendavamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza. Grazie per questo. (Josè Saramago)
Luca è stato maratoneta fino all’ultimo. In tutta la sua malattia non ha mai cessato di impiegare la stessa energia e determinazione che da sano spendeva senza risparmio nelle sue imprese sportive. Mi ha colpito proprio questa sua forza, questo autocontrollo che da fisico si è sublimato in interiore, per correre verso una meta ideale, la libertà di ricerca. (Umberto Veronesi)
Con le battaglie di Luca Coscioni è passata più chiaramente l’idea che non si scende in piazza soltanto per rivendicare i diritti, ma che a volte si deve tener conto dei diritti di quanti in piazza non ci possono arrivare nemmeno. “Dal corpo dei malati, al cuore della politica”, questo slogan è stato clamorosamente accolto da moltissimi cittadini che certe cose non le avrebbero capite. (Furio Colombo)
La verità è che i temi e i drammi della bioetica torneranno ad imporsi nel prossimo Parlamento, a dispetto delle reticenze elettorali e nonostante il peso delle posizioni cattoliche. La questione investirà in modo inesorabile la nuova maggioranza e la nuova opposizione. E il nome di Luca Coscioni, sostenuto da un ventaglio di premi Nobel, si avvia a essere il simbolo della laicità della ricerca scientifica. (Stefano Folli)